Per seguire l’analisi del capitolo occorre conoscere alcune informazioni sul romanzo: Il passeggero racconta le vicende di due fratelli, Bobby e Alicia Western; Bobby, fisico (sebbene svolga tutt’altro lavoro), perseguitato senza apparente motivo da emissari governativi, è un fuggiasco che cerca di far perdere le proprie tracce; Alicia, matematica sopraffina, donna splendida, soffre fin da bambina di allucinazioni ed entra ed esce dalle cliniche psichiatriche; le allucinazioni di Alicia sono popolate da una coorte di strani esseri, capeggiati dal Kid, un focomelico con arti a forma di pinne; Bobby, fin dall’età di tredici anni, è innamorato perso della sorella e Alicia lo ricambia. La narrazione è temporalmente sfalsata: quanto accade a Bobby è successivo all’ultima permanenza di Alicia in clinica. Quindi Bobby Western è consapevole del suicidio di Alicia.
Il capitolo inizia dentro un’allucinazione.
“Il Kid era seduto alla sua scrivania con una redingote e una parrucca scarmigliata. Occhiali da vista con montatura a giorno e un pizzetto rado incollato al mento.”
“Ha mai cercato di prendersi delle confidenze?” chiede il Kid ad Alicia.
Non è la prima volta che il piccolo focomelico le domanda se lo psichiatra, il dottor Hardwick, l’ha abusata. Questa volta lo fa con insistenza: “Gli hai chiesto di smettere?”
Le risposte di Alicia, “Non sono affari tuoi. (…) Ti spiacerebbe andartene?”, inducono a pensare che l’abuso ci sia stato.
C’è un salto temporale all’indietro. La scena si svolge al tempo in cui Alicia e Bobby avevano iniziato ad uscire insieme. Lei rientra nella sua stanza dopo aver trascorso la serata in discoteca con il fratello. C’è il Kid ad attenderla.
“(…) Hai il rossetto sbavato.” le dice.
“Lei attraversò la stanza e si sedette sul letto. Indossava un top di lamé argentato e una minigonna attillata di seta azzurra. Collant neri e scarpe tacco sette. Scrollò i capelli biondi, prese un portacipria dalla borsetta e si accinse a pulirsi la bocca con un fazzolettino.”
È un abbigliamento ostentatamente seduttivo quello di Alicia.
“(…) dov’è Bobby?” le chiede il Kid.
“È andato al letto.”
Il Kid continua a provocarla: “(…) Aspetta un attimo. Bobby sta salendo qui. Dico bene? (…) sono i suoi passi quelli sulle scale?”
“Sei disgustoso” le risponde lei.
E ancora: “(…) Non c’è nessuno sulle scale. Io vado a letto.”
Alicia sta effettivamente fantasticando sul fratello che sale nella sua stanza?
Probabilmente sì. Altrimenti perché il Kid sarebbe così insistente?
Altro salto temporale. Alicia è in procinto di essere sottoposta ad un elettroshock.
Chiede alla dottoressa incaricata di seguirla: “Sarà lei a friggermi?”
“Nessuno ti friggerà. Hai delle domande?” le risponde quella.
E lei di rimando: “Avete un estintore a portata di mano?”
Quando, dopo l’elettroshock, Alicia si risveglia il Kid la rimprovera perché l’intera coorte di esseri al suo seguito è stata bruciata dalla terapia: “Abbiamo gente finita al reparto ustionati Cristo di un Dio. Per non parlare dell’odore.”
“Non lo sapevo” risponde Alicia.
E il Kid di rimando: “Avresti dovuto chiedere. Cristo.”
Il capitolo si sposta sulle vicende di Bobby che si imbatte “quasi per caso” con John Sheddan all’Absinthe House.
Chi è John Sheddan? Così lo presenta McCarthy: “John Sheddan levò le tende in un freddo venerdì pomeriggio e scese al centro storico di Knoxville per vedere di scroccare una pilsner. Nelle ore seguenti avrebbe preso in prestito duecento dollari coi quali si sarebbe comprato per strada dei medicinali acquistabili solo con ricetta, per poi portarli a Morristown e rivenderli a trecento. Da lì sarebbe andato a giocare a poker da Bill Lee e avrebbe vinto settecento dollari e fatto sesso con una minorenne sul sedile posteriore dell’auto di un amico.”
Recentemente è stata messa in vendita da Raptis Rare Books una copia della prima edizione di Meridiano di sangue, quinto romanzo di Cormac McCarty, con un biglietto di dedica, firmato “Cormac” e indirizzato proprio a John Sheddan. L’evento ha destato molto interesse perché dimostrerebbe che Sheddan è una persona reale e non un personaggio inventato. Sono comparse sul sito Reddit alcune testimonianze della sua esistenza. Buzz Kelley afferma che Sheddan era “probabilmente il migliore e più leale amico di Mc Carthy tra la gente di Knoxville.” Più interessante il racconto dell’avvocato Dennis Francis che riferisce un episodio accaduto presumibilmente nel 1971. Francis all’epoca studiava legge e per pagarsi da vivere lavorava come barman: “Era gennaio o febbraio. Ero al bancone del bar di Jimmy Boruff al The Place, e non c’era assolutamente nessuno che si muovesse; non stava succedendo niente.” Finalmente entrarono due clienti “Erano una strana coppia: uno di loro era molto alto e rumoroso e assomigliava a Ichabod Crane.” Ichabod Crane è un personaggio immaginario, protagonista del racconto di Washington Irving The Legend of Sleepy Hollow. I due stavano cercando il proprietario del locale, Jimmy Boruff e decisero di fermarsi e bere un po’ finché non fosse arrivato.

“Erano al bar a bere una birra e uno di loro brindò ad alta voce: «Alla misericordia di Dio». Al che io risposi: «Al selvaggio Ginger Man». Ciò suscitò una reazione acuta e stupita da parte dell’uomo più basso: «Un barista colto!».”
“L’uomo più basso – scrive la giornalista Betty Bean nella sua rubrica settimanale per il sito KnoxTNToday – era Cormac McCarthy, già autore pluripremiato. Il sosia di Ichabod Crane era il defunto John Sheddan, un sfacciato reprobo che sarebbe diventato un personaggio ricorrente nei futuri romanzi di McCarthy, sebbene ci sia ancora un acceso disaccordo sul fatto che Gene Harrogate, il famigerato “violatore” di angurie immortalato in Suttree, sia ispirato a Sheddan. Sheddan entrò e uscì dai guai per il resto della sua vita e Francis divenne il suo avvocato.”
La reale esistenza di John Sheddan non cambia la percezione del “personaggio” nel romanzo, anche se viene da chiedersi per quale motivo McCarthy abbia deciso di inserirlo con il suo nome reale. Se davvero si trattava del migliore e più leale amico dell’autore a Knoxville ed era già scomparso quando McCarthy ha scritto Il Passeggero e Stella Maris, si può pensare che le conversazioni con lui siano una sorta di “omaggio” al modo di vivere di quest’uomo, al suo porsi da qualsiasi angoscia.
Nel mentre si apprestano ad ordinare (si sono spostati in un ristorante e mangeranno “pesce”), Sheddan per due volte rifiuta di avere sul tavolo il bicchiere con l’acqua.
“Le dispiace portarlo via?” dice al cameriere che lo ha appena riempito.
“Non gradisce dell’acqua?” gli chiede quello meravigliato.
“No” risponde secco lui.
Poco dopo quando un altro cameriere torna con un bicchiere vuoto e lo riempie ancora di acqua, l’amico di Bobby sbotta: “Il mio problema è che l’acqua io non la voglio”. Poi, quando anche il secondo bicchiere è stato portato via, Sheddan rivolto a Bobby commenta: “Bubboni santissimi (…) Cosa mi significa questo eterno versamento d’acqua in questo paese?”
L’acqua è un tema ricorrente nel romanzo. Molte scene si svolgono nell’acqua (Bobby è un fisico, ma fa il sommozzatore e i suoi guai con gli emissari governativi, e, quindi, la sua fuga, sono conseguenza di una immersione), o vicino all’acqua. L’acqua è profondità. Più il protagonista si immerge in profondità, più ha paura. Sheddan, al contrario, rifiuta la profondità, la evita poiché affrontare sé stesso comporterebbe rischio e sofferenza. Non sopporta che l’acqua, ovvero la profondità, gli venga imposta. Al termine della conversazione dirà a Bobby: “Trimalcione è più saggio di Amleto” e la frase sintetizza la sua scelta.
Dice John: “Il cordoglio è la materia della vita. Una vita senza cordoglio non è affatto vita. Ma il rimorso è una prigione. Una parte di te cui attribuisci grande valore resta per sempre impalata a un bivio che non riesci più a ritrovare né a dimenticare.”
Bobby osserva: “Sto pensando in modo piuttosto vago e non strutturato alla curiosa concatenazione di eventi che devono aver cospirato per determinarti.”
John si definisce gaudente, farabutto, debosciato”. Ma prima di farlo risponde: “Be’. Immagino che siamo due begli elementi. E di nuovo, in vita mia non ho mai incontrato mistero più grande di me.”
Sheddan sa riconoscere la sofferenza, ma la ignora. Entrambi accettano l’esistenza di eventi incontrollabili, capaci di determinare ogni essere umano fino al punto di influenzarne i pensieri, i desideri, le scelte. Entrambi – sebbene con modalità diverse – sono fuggiaschi.
in copertina: Copia della prima edizione di Meridiano di sangue, quinto romanzo di Cormac McCarthy, messa in vendita da Raptis Rare Books. Contiene un biglietto di dedica firmato “Cormac” e indirizzato a John Sheddan.