Letteratura e Giappone: Nishida e Nakamura, gli eroi di Tommaso Scotti

Il “Japonisme” è un termine coniato alla fine del XIX secolo dal critico d’arte francese Philippe Burty per indicare l’influenza che il Sol Levante ha avuto sull’Occidente, in particolare per quanto riguarda il mondo artistico in tutte le sue forme e discipline (pittura, scultura, lavorazione dei metalli e delle ceramiche, ma anche architettura. E molto altro).
La passione per il Giappone e per tutto ciò che ha a che fare con esso nei secoli successivi si è poi estesa, dilatandosi fino a coinvolgere molti altri campi del vivere umano. E, nel mondo occidentale contemporaneo, si è molto spesso diluita fino a diventare una moda, con tutto quanto di superficiale e poco approfondito tale considerazione porta con sé.
Resta però, nell’ambito della letteratura, una attenta fetta di appassionati che apprezzano romanzi e saggi a tema Giappone. E regalano, alle opere ritenute di qualità, meritati successi. Al di là dei volumi di autori noti come, tra gli altri e solo per citarne alcuni, Banana Yoshimoto, Haruki Murakami e Yukio Mishima, merita a nostro avviso in questa sede una segnalazione il lavoro di uno scrittore italiano, Tommaso Scotti. Romano, classe 1984, laureato in matematica, non ancora trentenne si trasferisce a Tokyo, dove inizia a lavorare nell’ambito delle tecnologie finanziarie e pubblicitarie. Nel tempo libero, per passione, scrive. E lo fa benissimo: il suo romanzo d’esordio è L’ombrello dell’imperatore (Longanesi, 2021) a cui in breve tempo sono seguiti, con lo stesso protagonista, Le due morti del signor Mihara (Longanesi 2022) e I diavoli di Tokyo Ovest (Longanesi, 2023).
La trilogia dell’ispettore Nishida ha conquistato il pubblico e la critica per diverse ragioni. Innanzitutto il fatto che i tre romanzi fanno conoscere ai lettori un personaggio molto interessante e ben delineato: Nishida è un ispettore “di sangue misto” (padre giapponese e madre americana), impulsivo, viscerale e disincantato, abilissimo nel suo lavoro ma incapace di fare carriera per il suo carattere e soprattutto per il suo atteggiamento, spesso distante dai canoni comportamentali rigidamente determinati dei giapponesi.
La sua prima avventura, che Longanesi descrive sinteticamente come “una crime fiction all’esterno, un ritratto del Giappone moderno all’interno”, è un percorso tra crimini efferati di cui pian piano Nishida riesce a venire a capo e al contempo un quadro perfettamente delineato della cultura e della sociologia nipponica contemporanea. Ed è, questa, la seconda ragione, a nostro avviso, del successo di Scotti, che è riuscito, da occidentale, a comprendere in ogni sua sfumatura – e quindi a raccontare efficacemente – un mondo lontanissimo da noi, sia geograficamente sia, soprattutto, culturalmente. Ed è un elemento per nulla scontato.
Anche i due successivi romanzi con Nishida come protagonista mantengono l’impostazione ed il successo del primo: in Le due morti del signor Mihara l’ispettore, per risolvere un nuovo difficilissimo caso, si muove in “un Giappone sconosciuto e oscuro, corroso da antichissime e spietate tradizioni”, mentre ne I diavoli di Tokyo ovest il contesto è quello delle bande di motociclisti che agitano la capitale nipponica, un ambito utilizzando il quale quale oltre al giallo, l’autore – precisa la quarta di copertina – “con uno stile prepotentemente evocativo scende più a fondo e toglie il velo delle apparenze di cui si ammanta la cultura del Giappone”.
Differente dai primi tre è, infine, l’ultimo romanzo di Tommaso Scotti, Il segreto del vecchio signor Nakamura (Longanesi 2025): ispirato ad un fatto realmente accaduto, in una sapiente alternanza tra passato e presente, l’autore accompagna il lettore nell’indagine su un crimine senza vittime (il furto di un’enorme somma di denaro) ma legato a scenari comunque oscuri, pieni di vite sfiorate dal dramma, dal dolore e da una possibile ma difficile rinascita. Il libro, scrive Longanesi, “è un grande affresco carico di tensione e allo stesso tempo un racconto di straordinaria intimità e umanità”, che si dipana in un Giappone ricco di chiaroscuri e contraddizioni. Stando ai commenti dei lettori sul profilo social dell’autore, è un altro successo di Scotti, ormai considerato dagli appassionati una garanzia. Molto apprezzato, infine, il cammeo che nelle ultime pagine vede comparire l’ispettore Nishida, eroe dei tre precedenti gialli-noir dello scrittore. Che sia l’anticipo di un nuovo capitolo delle avventure del detective nippoamericano?

scotti nakamura
scotti imperatore

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